“Spero che un giorno i miei nipoti e i loro figli attraverseranno questi paesaggi con lo stesso stupore che provo io adesso”.
Sono queste le parole con cui Tonino Di Ciocco e Andrea Cacciavillari, autori del docufilm “La Colomba Bianca e il treno della libertà”, fanno rivivere la tratta ferroviaria Agnone–Pescolanciano, attiva dal 1915 al 1943.
Il tragico epilogo di questa tratta avvenne il 13 novembre 1943 ad opera dei tedeschi, che fecero esplodere i binari, le carrozze e le motrici, mettendo mine su ogni palo della linea elettrica.
Della Colomba Bianca rimase solo la centrale termica, salvata grazie all’intervento di un tecnico locale, Franco Di Ciocco, che tagliò la miccia prima del disastro completo. Da quel momento, il treno non fischiò più e la ferrovia non fu mai più ricostruita.
Ci sono storie che non si raccontano solo con le parole, ma si vivono tra le immagini, i suoni e le emozioni che sanno evocare. Il docufilm sulla Colomba Bianca, presentato l’8 luglio al Teatro Italo Argentino di Agnone e visionabile sul canale YouTube, è una di queste storie: un viaggio su rotaie, che attraversa non solo paesaggi, ma anche ricordi, identità e sogni collettivi.
Un treno speciale, carico di significati, che fa delle sue tappe non solo dei punti di arrivo, ma destinazioni dell’anima. Il viaggio diventa metafora della riscoperta di luoghi, di radici, di quella lentezza preziosa che troppo spesso la modernità ha sacrificato sull’altare dell’efficienza.
Il docufilm trasmette con straordinaria delicatezza il desiderio di rallentare, di respirare, di ritrovare un contatto autentico con il territorio e con se stessi, valorizzando le potenzialità di questi luoghi, che hanno ancora tanto da raccontare, per costruire un futuro migliore.
Non si può restare indifferenti a questo sollecitante invito, e quindi parto alla volta di Pescolanciano, tappa di arrivo della storica tratta.
L’affascinante borgo in provincia di Isernia dista da Campobasso circa 60 km e gran parte del suo territorio è posizionato lungo il tratturo Castel di Sangro–Lucera. Arrivati a Pescolanciano si viene immediatamente catturati dalla bellezza del castello medioevale, che si erge imponente su uno sperone roccioso e domina la vallata sottostante.
L’estetica del castello, che ha attraversato guerre, cambi di dominazione e storie di nobiltà decaduta, è cambiata nel corso degli anni, anche a seguito di eventi rovinosi come il terremoto del 1805, finché il duca Giovanni Maria d’Alessandro decise di ristrutturarlo, rifacendo la facciata d’ingresso in stile gentilizio e aggiungendo un piano.
Oggi il maniero, che attualmente è in comproprietà tra la Provincia di Isernia e gli eredi d’Alessandro, è visitabile prenotando una guida che ci conduce nel cortile interno, dove è possibile ammirare un bellissimo porticato a colonne, per proseguire poi nelle Sale del piano terra con la mostra di ceramiche ed infine arrivare al primo piano, con gli appartamenti ducali e la Sala del Trono. Non è solo la sua storia ad affascinare i visitatori, ma anche la presenza di leggende che parlano di fantasmi. Alcuni raccontano che, nelle notti più buie, si possono udire passi nei corridoi desolati del castello, o addirittura vedere ombre che si aggirano tra le antiche mura; altri, che le ombre dei fantasmi sarebbero quelle del duca d’Alessandro in abiti seicenteschi e di una bambina. In particolare, si narra che il duca cercherebbe di strangolare gli ospiti che soggiornano nell’antico palazzo.
Dopo la visita al castello, merita di essere vista anche la chiesa parrocchiale del SS. Salvatore, dove è conservata la statua lignea di Sant’Anna, patrona del paese. Degne di nota sono due colonne quattrocentesche che residuano dal pulpito ligneo, andato distrutto a causa del crollo della volta della chiesa.
Uscendo dal paese c’è l’opportunità di visitare l’area archeologica di Santa Maria dei Vignali, con resti di fortificazioni sannitiche e di un borgo medioevale.
Attraversando il fiume Trigno si accede alla riserva naturale di Collemeluccio, rinomata per la ricca flora che comprende l’abete bianco, il cerro e il faggio, e per le numerose specie animali. Dal 1971 è stata riconosciuta Riserva della Biosfera MAB (Man and Biosphere) dell’UNESCO. Nel bosco sono presenti sentieri percorribili a piedi o in mountain bike, che consentono al visitatore di attraversarli agevolmente. Da segnalare il belvedere “Colle Gendarme”, da cui si può ammirare un paesaggio incontaminato e lussureggiante, e da cui si vedono i ruderi di un antico mulino ad acqua e l’antica sorgente “Fonte Cupa”.
Tradizioni ed eventi
Oltre alla possibilità di escursioni e visite che il paese offre perché immerso in un ambiente naturale particolarmente suggestivo, la comunità locale è legata a usanze che si tramandano da secoli, come la processione di Sant’Anna che si celebra ogni anno il 25 e 26 luglio con la “sfilata dei covoni” (fasci di spighe di grano), simbolicamente donati alla Santa, che avviene al calar del sole.
Esattamente un mese dopo, il 26 agosto, si festeggia Sant’Alessandro Martire, le cui reliquie sono custodite nella cappella ducale del castello. In questa occasione si possono gustare i sapori delle antiche costumanze templari legate al luogo, tra cui piatti tipici come il tartufo bianco e la polenta con i peperoni tagliata al filo.
Pescolanciano è un piccolo scrigno di storia, cultura, tradizioni, bellezze naturalistiche che merita di essere scoperto.
Visitare questo angolo del Molise significa immergersi in un mondo dove il passato e il presente si intrecciano in un’armonia che conquista chiunque abbia la fortuna di percorrerne le strade e, chissà, forse, tra le nebbie che avvolgono il castello o tra le colline che circondano il borgo, si potrebbe anche incontrare un fantasma, un’ombra del passato che, come la Colomba Bianca, ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva di Pescolanciano.
Francesca Valente