La forza del vero discepolo di Cristo risiede nel suo abbandonarsi allo Spirito e nel rispondere con piena disposizione d’animo ai suoi doni e ai suoi slanci divini. E questo affidarsi va ben oltre, perché è riconoscersi figli dinnanzi a Colui che è il Figlio Amato dal Padre. E della Chiesa sappiamo che non è fondata su un ideale di vita, ma su Colui che è la Vita stessa.
Nella gratuità, lo Spirito Santo prepara, chiama e guida
Il Conclave, iniziato ufficialmente con tanta solennità nel pomeriggio del 7 maggio, ha schiuso sentieri importanti riguardo i riti e la carica simbolica della Tradizione cattolica, interessando davvero gran parte del mondo. I mezzi di comunicazione, tutto il settore dell’informazione hanno avuto un ruolo decisivo in questa narrazione dell’evento. Dietro ai media la professionalità è stata impeccabile, il tanto lavoro ha reso possibile e a regola d’arte la divulgazione di questa pagina di storia, davvero unica e significativa, cui tutti abbiamo potuto partecipare nei suoi memorabili segni.
È stato un evento seguito in tutte le sue fasi, dall’extra omnes, esclamato dal maestro delle cerimonie, fino alla fumata bianca, che è salita dal comignolo della Cappella Sistina, come annuncio dell’elezione del nuovo Pontefice, Leone XIV. Va ricordato che il colore bianco nella Sacra Scrittura rappresenta il sorgere del nuovo giorno, della luce dell’aurora. E proprio la veste bianca indossata dal Papa, una volta eletto, è di fatto esplicito riferimento alla Risurrezione. E resta questo l’elemento centrale della festa, oltre ogni pronostico e ogni congettura.
Adunati in una mescolanza festante, immagine di comunione
Quanti primi piani abbiamo impressi ancora nel nostro ricordo. Il più visibilmente commosso è stato sicuramente quello di Papa Prevost, appena affacciatosi dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro, davanti ad una folla giubilante, che lo acclamava ripetendo il nome da lui scelto come 267esimo Papa della storia della Chiesa cattolica: “Leone! Leone!…”. Piazza san Pietro, nella sua maestosità, al momento dell’annuncio, ha racchiuso la liturgia del popolo. Quella fatta di gesti spontanei, di inni improvvisati ed elevati in tutte le lingue, di salti e bandiere sventagliate con contentezza. Nelle varie fasi del Conclave si è partecipato il senso dell’attesa condivisa, che ha portato poi al magnificare comune attorno a colui, il Vicario di Cristo, che, dopo soli due giorni e quattro scrutini, è salito al soglio di Pietro. Sant’Agostino, il Dottore della Chiesa a cui si ispira l’ordine religioso di cui Papa Prevost è stato Priore generale, scriveva che: “non essere più mondo dipende dal fatto che Cristo sceglie in mezzo al mondo e chiama dietro a Sé ”.
Leone XIV sarà sicuramente il Papa che, con la sua guida, aiuterà il mondo contemporaneo, così dilaniato dai rumori mortali delle bombe, ad ascoltare la brezza di Dio e a ritrovare l’arca della fraternità nel deserto del non-senso.
Il legame con Cristo
Di Papa Leone XIV colpisce subito il suo sorriso, la sua capacità comunicativa così accorata, il suo volto orante. L’erede di Pietro, già con le sue prime parole, ha rivelato la sua profondità spirituale.
Non ci è sfuggito il discorso che Leone XIV ha rivolto nella mattina di sabato 10 maggio al collegio cardinalizio. E in particolare queste sue parole così chiare: “È il Risorto, presente in mezzo a noi, che protegge e guida la Chiesa e che continua a ravvivarla nella speranza, attraverso l’amore «riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato» (Rm 5,5). A noi spetta farci docili ascoltatori della sua voce e fedeli ministri dei suoi disegni di salvezza, ricordando che Dio ama comunicarsi, più che nel fragore del tuono e del terremoto, nel «sussurro di una brezza leggera» (1Re 19,12) o, come alcuni traducono, in una “sottile voce di silenzio”. È questo l’incontro importante, da non perdere, e a cui educare e accompagnare tutto il santo Popolo di Dio che ci è affidato”.
Durante la celebrazione eucaristica per l’inizio del ministero petrino, nella sua omelia, Leone XIV ha tracciato le priorità, incentrando le direttrici del Suo pontificato sull’Amore infinito e incondizionato di Dio, che resta tale anche nell’ora del fallimento e del rinnegamento. Al centro della sua missione il Papa ha confermato con somma passione il vero volto della Chiesa che “apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità”. È questo il terreno fertile di profezia, di impegno che ricapitola ogni realtà, costruendo, armonizzando, coniugando i fondali della Storia con le altezze del respiro evangelico.
La presenza di Maria nella Chiesa
Ad accompagnarci, specie in questo mese tutto dedicato a lei, è la nostra Madre celeste, Maria. Il mese di maggio profuma dell’eccomi mariano che ha cambiato la storia. Perché lì dove c’è piccolezza, umiltà, semplicità e purezza di cuore, lì Dio opera ed innalza alla Sua grandezza. Non resti perciò confusa la nostra coscienza, non si lasci irretire dentro quel sistema bellicista che sfila esibendo armi e armamenti di ogni genere, schierati contro gli innocenti!
Solo la pace produce futuro, fonda l’uguaglianza e risana l’uomo.
La perfezione di questo dono consiste nel nutrimento costante alla fonte che irradia Vita e può portare frutto di Giustizia e Verità, in ogni aspetto e in tutte le componenti dell’Umanità, solo se diffuso sotto il segno di una autentica apertura alla grazia di Dio.
Inoltrandoci nella prospettiva unitaria e universale di Papa Leone XIV, e in ragione di questa teofania appena accolta, facciamo comprendere allora che questa è veramente l’ora dell’Amore.
Ylenia Fiorenza