IL CUORE DELL’ANNO LITURGICO: IL CORPUS DOMINI

NEL CUORE DELLA VITA NEL CUORE DELLA FEDE

La festa  nel cuore della vita

Nel cuore… nel cuore di ciascuno di noi e della nostra vita ci sono momenti ed eventi significativi e particolari, che proprio per la loro portata non possono essere elusi o passati in secondo ordine ma vanno e vengono celebrati.

Ricevono la nostra attenzione, la nostra partecipazione, la nostra gratitudine.

Faccio riferimento ai compleanni, agli anniversari, a certi incontri e feste di famiglia, alle feste patronali e paesane.

Sono date attese, ricorrenze preparate con cura, spazi di incontro e di gioia, occasioni di condivisione e di ricarica dei propri legami con la vita e con gli affetti più cari, possibilità di rinnovare il tessuto della socialità e il senso di appartenenza a una comunità.

E noi “molisani” abbiamo per questo una sensibilità spiccata e una “naturale” predisposizione e creatività nel realizzarli e viverli, soprattutto attorno a una tavola ben preparata… ricca di ingredienti e sapori naturali e soprattutto del gusto pieno della vita e della famiglia.

È innegabile ed evidente: è sotto gli occhi di chiunque!

Nel cuore… nel cuore della nostra città ci sono due momenti che hanno un particolare ascendente su tutti noi e che sono radicati nella memoria collettiva: la Processione del Venerdì Santo e i Misteri.

Momenti il cui “incipit” non può essere lasciato a una lettera e a una scrittura in minuscolo! Sono dei “signori momenti”! Lo si vede, lo si percepisce, lo si tocca con mano.

In quei giorni tutto si ferma per dare e lasciare loro lo spazio e le energie migliori: tutto si ferma eccetto il cuore! Sì, perché l’affetto, le emozioni, il fascino della tradizione, la memoria affettiva, le tracce “ancestrali” di una fede semplice dei nostri padri e madri, il richiamo ai valori sani e autentici della nostra terra, l’impegno e la fatica profusi nella loro preparazione, si intrecciano e si mescolano in modo unico e profondo da creare “battiti” e “pulsazioni” ineffabili e indescrivibili e dare vita a un clima e a uno spirito di festosità e di famiglia nei quali ti trovi avvolto e coinvolto, anche senza volerlo… anche se vieni “da fuori”. Anzi, ci ritorni “con gusto”, anzi ti rammarichi un po’ per averci pensato ed esserti attivato solo ora.
Non importa… la “festa” che stai vivendo e a cui stai prendendo parte ti ripaga del “tempo perduto”. La nutrita partecipazione di quest’anno è solo uno dei segni e riscontri tangibili e palesi di tutto questo.

 

Il cuore  dell’anno liturgico:  il Corpus Domini

Nel cuore… nel cuore dell’anno di vita e di preghiera della Chiesa (quello che in termini tecnici si chiama l’“Anno Liturgico”) c’è una festa che assume il timbro della “solennità” dove tutto, per così dire, si arresta… ad eccezione di un “quid”… di un atteggiamento così vitale nel vissuto esistenziale e di fede.

Qual è? È l’atteggiamento dell’adorazione! “Ad-orare” significa letteralmente “portare alla bocca”, cioè “baciare”. Il bacio è infatti gesto personale e profondo di amore e di intimità, di affetto e di comunione.

Nessuno di noi bacia uno sconosciuto o una persona incontrata per caso o per strada.

Nessuno di noi bacia un altro quando lo vede per la prima volta.

Il bacio segna i rapporti più cari, più stretti, più intensi.

Tutto si arresta – dicevamo – ma si arresta in adorazione, proprio in quella festa che è il Corpus Domini, in quella che è la Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo.

Qui siamo portati e riportati all’essenziale, alla sorgente e culmine della vita cristiana.

Perché mai? Perché non celebriamo un’idea ma una Presenza: Gesù Cristo realmente presente nell’Eucaristia, dono sublime del suo amore senza misura.

La Sua è una Presenza Personale di Amore: Cristo non solo ci ama, ma ci rende partecipi del Suo stesso Amore. E la Sua Presenza è mistero da credere, vivere, celebrare… da adorare, cioè da amare e da baciare. Da riscoprire nella sua profondità e nella nostra intimità.

La fede nel Suo Corpo e nel Suo Sangue non è mai separabile dalla vita concreta del nostro essere e vivere cristiano: ciò che si riceve sull’altare deve essere testimoniato nella carità, nella giustizia, nella santità.

Nel cuore… del Corpus Domini di quest’anno di grazia del Signore 2025 – giovedì 19 giugno – nella celebrazione serale tenutasi nel cuore della nostra chiesa e città (nella nostra amata cattedrale), gremita fino alla sua massima capienza, alla presenza dei sacerdoti, diaconi, autorità civili e militari, religiosi e religiose, associazioni e gruppi, popolo di Dio, il nostro padre e arcivescovo Biagio – sulla scia della Parola di Dio – ci ha fatto dono di nuovi e arricchenti “spunti” per vivere e abitare al meglio questa solennità, questi giorni di festa e rinnovare il cammino della nostra ordinarietà.

Come sempre, spunti mirati e diretti al cuore, perché è dal cuore che scaturiscono motivazioni, orizzonti, passi, passioni di vita e di fede.

Mirati e diretti al cuore della nostra chiesa diocesana, al cuore delle nostre comunità parrocchiali, al cuore della nostra città e al cuore personale di tutti noi e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà.

Come fare in modo che non cadano nel vuoto?

Come riassumerli e sintetizzarli affinché diventino più facili per tutti noi la loro attuazione e la loro “traduzione” attive e fattive?

Con e in un semplice verbo: riconoscere! Si tratta di rinnovare, rispolverare, riattivare una migliore consapevolezza.

Di che cosa?

Di come ogni evento, ogni risultato, ogni liberazione della e nella nostra vita siano attraversati dalla Grazia di Dio.

Di come la salvezza non sia prima di tutto e soprattutto unicamente il frutto delle nostre forze e delle nostre capacità.

Di come il “miracolo” della “moltiplicazione” non nasce dalla quantità di quel tanto o poco che abbiamo, ma dalla disponibilità della nostra persona, dall’offerta di noi stessi per amore.

Di come ogni azione, se radicata in Lui, può trasformare il mondo.

In poche parole: nel nostro cuore e nel cuore del nostro vissuto siamo chiamati a riconoscere la Sua presenza e la Sua azione; a riconoscere come il nostro impegno sia reso fecondo dalla Sua grazia; a riconoscere la responsabilità della nostra disponibilità.

Solo questa consapevolezza alimentata, vissuta, incarnata ci permetterà di essere anche noi “pane spezzato” per gli altri, ossia nutrimento e strumenti di salvezza per il mondo.

Una consapevolezza da mantenere nel nostro cuore, anche quando percorriamo le strade della nostra quotidianità, della nostra città, del nostro mondo: in questo è racchiuso il senso della processione che subito dopo la celebrazione eucaristica abbiamo voluto compiere insieme come popolo di Dio, portando il Sacramento dell’altare.

Per non dimenticarci e per ricordare a chi cammina accanto a noi come Cristo continui a camminare tra noi.

Per non dimenticarci di essere ostensori viventi, uomini e donne in cui si possa riconoscere la presenza di Dio, in un’epoca ferita da guerre, divisione e sofferenze.

Per non dimenticarci di essere sempre più e sempre meglio costruttori di comunione, spezzando la nostra vita per gli altri.

Nel cuore  e al cuore del presente…

nel cuore e al cuore della nostra vita, della nostra testimonianza, dei nostri cammini impegniamoci a lasciarci conquistare e trasformare dal dinamismo di amore dell’Eucaristia per essere così a nostra volta, insieme e con i nostri piccoli gesti di bene, Presenze d’amore… che sanno intercettare, sintonizzarsi, e attraversare il cuore del mondo.

 

Padre Gianpaolo Boffelli