ICONOGRAFIA E SIMBOLISMO

LA SANTISSIMA TRINITÀ

L’icona (immagine), dal greco eikon, tardo latino icònam) rappresenta nell’alveo dell’arte sacra un potente quanto immediato ponte di comunicazione tra la chiesa ed i fedeli, allo scopo di veicolare con più facilità concetti teologici complessi.

Diventa, così, rappresentazione corporea di simboli, con un linguaggio  comprensibile a tutti, che non solo racconta una storia, ma contestualmente consegna un messaggio spirituale.

In questa trasposizione delle Sacre Scritture in immagine, adesso, abbiamo il pregio di poter annoverare la preziosa opera dell’iconografa Gabriella Di Rocco, donata alla Cattedrale di Campobasso ed esposta e benedetta da S.E. Mons. Colaianni nel giorno della festa della Santissima Trinità e della dedicazione della Cattedrale stessa.

L’icona raffigura i tre angeli visitatori di Abramo, personificando la figura del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che insieme esprimono l’unità e la diversità di Dio, tendendo ad una prospettiva spirituale che invita i fedeli alla costante riflessione sulla natura molteplice e misteriosa di Dio, che si rivela in tre persone uguali ed eterne.

La professoressa Di Rocco, archeologa, ha insegnato Archeologia cristiana e medievale presso l’università LUMSA di Roma e la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino.

Si forma, come iconografa, presso la scuola di iconografia dello Scriptorium di Perugia, diretta dallo stimatissimo maestro Giovanni Raffa, che l’ha guidata nell’apprendimento delle tecniche bizantine; lì apprende le tecniche distintive ed i principi dell’arte iconografica, portando la sua opera ad un ulteriore livello di interpretazione, alla stregua di un vero e proprio testo la cui lettura e la decodificazione avviene su più livelli.

Molti definiscono le icone come trattati di teologia a colori, da leggere, meditare e pregare.

Come definirebbe Lei il suo stile personale all’interno della tradizione iconografica”?

“Il mio stile nasce nell’ambito della scuola iconografica umbra, che fonde  la tradizione iconografica orientale con la pittura sacra italica, umbra e toscana. Ne nasce uno stile particolarissimo, che rilegge in chiave moderna il canone dell’iconografia bizantina”.

Dunque, l’esperienza della realizzazione di un’icona resta connotata dall’espressione di una disciplina contemporaneamente artistica e spirituale, che ha il compito di “stimolare” un dialogo con Dio.

“Qual è la sua concezione del ruolo dell’icona nella preghiera e nella liturgia”?

“In quanto segno visibile del divino non visibile, l’icona è strumento di preghiera particolarmente importante. Consente di avvicinarsi al sacro per il tramite della Bellezza, la bellezza dell’arte. L’arte sacra cos’è, in fondo, se non una forma di preghiera? Per i nostri fratelli ortodossi l’icona non è immagine di Dio. Rappresenta Dio stesso. E’ Lui che ci guarda dalla tavola lignea e non siamo noi a guardare Lui.”

“Come spiega il significato delle icone a chi non ha familiarità con questa forma di arte?”

“Con l’iconografia è sufficiente lasciarsi commuovere ed interrogare dall’icona stessa. Riguardo alla SS. Trinità realizzata per la nostra Cattedrale, l’elemento di commozione, la spiritualità che essa emana sono dati dal genio artistico di un grande maestro iconografo, il monaco russo Andrej Rublev, vissuto nella prima metà del XV secolo.  Su suggerimento del Vescovo, preparerò un pamphlet didascalico da mettere a disposizione di quanti vorranno conoscere in modo più approfondito la simbologia che si cela dietro questo magnifico ed unico soggetto”.

Ed anche dinanzi all’icona della SS Trinità, collocata vicino alla cappella del Santissimo Sacramento, l’esercizio contemplativo davanti ad essa ci conduce nell’altra dimensione, avvicinandoci al divino.

Mariagrazia Atri