La conoscenza è l’emanazione dell’amore. È il germoglio che emerge dalla radice profonda. Solo l’Amore può garantire a noi creature la conoscenza. Guardando a questo capitolo del Vangelo di Giovanni, possiamo arrivare a comprendere che la conoscenza è il modo dell’Amore di essere presente nel cuore di noi creature. È noto, infatti, che nel Vangelo di Giovanni i due verbi, conoscere e amare, coincidono sempre. Sono le parole-chiave di tutto il quarto vangelo. Siamo davanti alla dimensione ontologica coinvolta dalla dimensione cristologica. Per questo Conoscenza e Amore sono un unico messaggio, una sola sostanza.
Approfondire la teologia giovannea significa tornare alle sorgenti e rinfrescare l’anima in tutte le sue facoltà: intellettive, percettive, volitive. In ambito biblico il conoscere è un conoscere col cuore e l’amare è un donarsi di cuore. Questa connessione è data dall’evento dell’Incarnazione di Cristo, perché, nell’atto del suo venire al mondo, c’è la rivelazione del volto del Padre. È unicamente la Sua presenza che ci fa conoscere per amare e amare per conoscere, in un intreccio di totalità e di grazia. Credere significa perciò anche operare, decidere, trasfigurare.
«Credere, non è solo un atto intellettuale
ma una trasformazione esistenziale:
significa agire, decidere, trasfigurarsi nella verità
del Figlio. Solo diventando amore si entra
nella conoscenza autentica del mistero di Dio
e si partecipa al passaggio dalla morte alla vita,
promesso da Gesù»
Gesù, davanti ai Giudei che cercavano di ucciderlo, perché non soltanto Egli violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, inizia a raccontare la sua missione, in cosa consisteva la sua opera. Proprio in questi versetti mette in evidenza le opere che il Padre gli ha dato da compiere, e rimprovera ai suoi persecutori che non hanno mai udito la sua voce, né hanno visto il suo volto. Ma ancor di più Gesù dice che in loro non hanno la sua parola, perché non credono a colui che Dio ha mandato.
I Giudei sono convinti che scrutare le Scritture significhi avere in esse la vita eterna; ma Gesù chiarisce che, poiché rifiutano il Verbo, essi non hanno la vita e sbagliano ad interpretare le Scritture stesse, perché mancano della Luce che viene solo dal Figlio. Non aprirsi al Logos è restare curvi su se stessi, senza apertura verso Dio, distorti nell’intimo, senza linfa e senza Verità. In una parola si diventa tristemente “idolatri”, seguaci del vuoto. È la loro stessa amara ostilità la condanna dei Giudei! Gesù li guarda fin dentro l’anima e vede che in loro non c’è l’amore di Dio, che va inteso nella sua duplice significazione: l’accoglienza dell’amore che viene da Dio e l’amore che si eleva a Dio.
Chi crede in Gesù passa dalla morte alla vita. Lo dice Lui (cfr Gv 5,24)! Gesù è l’evento salvifico per l’Umanità. Al fondo di questo processo rigenerativo conoscere Colui che l’Amore indica l’identificarsi a ciò che viene conosciuto. Nella misura in cui diventiamo Amore, conosciamo il mistero di Dio.
Ylenia Fiorenza