Il desiderio di visitare Colletorto (CB) mi è venuto leggendo il libro “Giovanna I d’Angiò” scritto dallo storico molisano prof. Luigi Pizzuto, che racconta il legame del borgo con la dinastia angioina e mette in evidenza la figura complessa e controversa della regina medievale, che ha governato in un periodo turbolento, segnato da intrighi, lotte di potere e alleanze incostanti.
La storia medievale del borgo e il suo legame con la potente famiglia angioina mi hanno talmente incuriosita che parto una domenica mattina alle prime luci dell’alba, visto che la distanza di Colletorto da Campobasso è di circa 50 km.
Il paese, immerso tra alberi d’ulivo secolari, sorge tra le dolci colline attraversate dal fiume Fortore ed è diviso in due zone geografiche: la parte alta denominata il “Colle” e la parte bassa detta la “Terra”, dove sorge il corso principale e il centro storico.
La mia visita inizia con una passeggiata rigenerante tra le vie strette del paese, dove mi lascio avvolgere dall’aria fresca del mattino e dal silenzio dei vicoli. La Torre Angioina svetta alta, elegante e austera come sentinella del borgo e testimone del tempo passato. Costruita intorno al 1369, durante il regno di Giovanna I d’Angiò, su una precedente fortificazione normanna, era un punto strategico di difesa e di controllo di un territorio conteso. Alta circa 25 metri, la torre presenta una pianta circolare e robuste mura coronate da beccatelli e merlature, il cui interno prevedeva diversi piani con camini per riscaldare le truppe durante l’inverno e un trabucco utilizzato per smaltire i corpi dei soldati caduti in battaglia. Nel corso dei secoli, la torre passò di mano in mano, fino a diventare proprietà della famiglia D’Antini, che nel 1959 la donò al Comune.
La torre è circondata dal Palazzo Marchesale, costruito nel Settecento sui resti dell’antico castello a cui la torre apparteneva; al suo interno sono conservate quattro tele raffiguranti le stagioni, di autore anonimo, probabilmente di scuola napoletana.
Di fronte alla Torre Angioina, accanto al Palazzo Marchesale, sorge la Chiesa Parrocchiale, intitolata a San Giovanni Battista, patrono del paese. La sua costruzione risale al Trecento, ma fu poi ampliata nel 1730 da Mons. Tria, Vescovo di Larino. Al suo interno sono custodite opere di pregio di scuola napoletana: le statue lignee di San Giovanni Battista e San Giuseppe e un dipinto su legno raffigurante la Madonna della Purità (recentemente restaurato dalla Soprintendenza dei beni culturali del Molise). Da vedere il Monastero di S. Alfonso, che conserva statue di Paolo Saverio Di Zinno, la Chiesa sconsacrata del Purgatorio situata alla fine del corso principale nella zona delle antiche mura, e a circa 3 km di distanza dal centro abitato, la Chiesa di Santa Maria di Loreto, dove i colletortesi, in segno di devozione, si recano il lunedì in albis anche con finalità ricreative.
Tradizioni ed eventi
Ogni anno, a metà agosto, Colletorto rivive il suo passato medievale con le Notti Angioine, una rievocazione storica che celebra la figura di Giovanna I d’Angiò e il periodo di massimo splendore del borgo. Durante queste due serate, il paese si trasforma in un palcoscenico medievale con sfilate in abiti d’epoca, giochi medievali come il tiro con l’arco e la balestra, spettacoli di musica e danza che culminano con la suggestiva rappresentazione dell’incendio della torre. La manifestazione è organizzata dal gruppo storico Giovanna I d’Angiò, che da anni promuove la valorizzazione della cultura e delle tradizioni locali.
Altra tradizione che affonda le radici nel Medioevo è la festa di S. Antonio Abate, celebrata il 17 gennaio con l’accensione dei falò che illuminano le strade del paese e richiamano antichi riti di purificazione.
I piatti tradizionali rispecchiano l’origine contadina della gente e quindi sono semplici e legati ai prodotti della terra. La base di ogni piatto è costituita dall’eccellente olio di olive nere dal sapore leggermente piccante, che viene usato sia crudo come condimento che nelle fritture e nella preparazione di piatti cucinati. Ogni ricorrenza si lega a delle pietanze tipiche, tra le tante ricordiamo: i cav’zun, panzerotti ripieni di crema di ceci e cioccolato; le scarole, preparate con una sfoglia sottile che viene fritta e insaporita con il miele; le scarpelle, pasta di pane fritta; gli spaghetti con la mollica; u car’sell, tipico panettone colletortese, e i torcinelli, preparati con le interiora di carne di agnello, aromatizzati con rametti di rosmarino.
Colletorto è un luogo dove la storia, la cultura e le tradizioni si intrecciano in un affascinante racconto di secoli passati. La figura di Giovanna I d’Angiò, con la sua visione e determinazione, ha lasciato un’impronta indelebile in questo angolo di Molise, che ancora oggi conserva e celebra il suo passato con orgoglio e passione.
Francesca Valente