Una giornata densa di significato si è svolta presso la Basilica Minore dell’Addolorata di Castelpetroso, dove le diocesi del Molise – Campobasso-Bojano, Isernia-Venafro, Termoli-Larino e Trivento – si sono ritrovate unite per celebrare il Giubileo Regionale del Mondo del Lavoro. Un evento che ha saputo coniugare spiritualità e attualità, restituendo alla dimensione del lavoro umano tutta la sua dignità e il suo valore evangelico.
In un tempo storico segnato da precarietà, ingiustizie e profonde trasformazioni sociali, il Giubileo è stato un invito potente a rileggere il lavoro come via di santità, di responsabilità personale e di impegno per la costruzione del bene comune. Un’occasione, questa, per rendere visibile ciò che spesso resta invisibile: il volto e la storia di donne e uomini che ogni giorno costruiscono silenziosamente il tessuto vivo delle nostre comunità.
La giornata si è aperta alle ore 10:30 nel piazzale antistante la Basilica, dove i pellegrini giunti da tutto il territorio regionale sono stati accolti con calore e spiritualità. Dopo i riti introduttivi, il saluto del Metropolita, Mons. Biagio Colaianni, ha dato avvio ufficiale al momento giubilare. In un clima di raccoglimento e partecipazione in Basilica,luogo che da sempre custodisce la memoria e la fede del popolo molisano.
Il momento più significativo è stato la Santa Messa Solenne, presieduta da S.E. Mons. Claudio Palumbo, Vescovo di Termoli-Larino. Al termine della celebrazione, il saluto di S.E. Mons. Camillo Cibotti, Vescovo di Isernia-Venafro e Trivento, ha suggellato con parole di speranza il significato profondo della giornata.
Durante l’omelia, Mons. Palumbo ha richiamato con forza il senso autentico del Giubileo, come tempo favorevole per portare speranza dove questa è venuta meno: “Nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei giorni lunghi e vuoti dei carcerati, nelle stanze strette e fredde dei poveri, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza. Portare speranza lì, seminare speranza lì.” Un’esortazione che ha toccato il cuore dei presenti, declinando la fede in azione concreta.
Particolare rilievo è stato dato al tema del lavoro come vocazione e come diritto-dovere che nobilita la persona, secondo l’insegnamento costante della dottrina sociale della Chiesa. Un lavoro che non dev’essere vissuto come fatica sterile o alienante, ma come via di realizzazione piena della propria umanità. “Il lavoro – ha detto il Vescovo – non si riduca in uno sfibrante angustiarsi vuoto di senso, ma diventi sempre più realizzazione dell’originario disegno del Signore”.
Richiamando la figura di San Giuseppe, patrono dei lavoratori e “custode del Redentore”, Mons. Palumbo ha ricordato come Gesù stesso, nella bottega di Nazareth, abbia nobilitato con la propria vita il valore del lavoro umano, rendendolo via di santificazione. La spiritualità cristiana del lavoro trova qui la sua più alta espressione: riconoscere Dio come Creatore, e orientare ogni attività, anche la più semplice, alla Sua gloria.
Nel contesto attuale, dove il lavoro è spesso messo a rischio dalla disoccupazione, dalla precarietà e da dinamiche economiche disumanizzanti, la Chiesa molisana ha voluto ribadire il proprio impegno accanto ai lavoratori, alle famiglie, ai giovani che faticano a trovare un’occupazione stabile. Come ha sottolineato l’omelia, “i radicali cambiamenti a cui assistiamo oggigiorno devono essere governati dai fondamentali principi della solidarietà e della sussidiarietà, affinché le persone e i popoli diventino non strumenti, ma protagonisti del loro futuro”.
Il Giubileo ha rappresentato dunque non solo un momento di preghiera, ma anche un’occasione per rilanciare una visione alta e profetica del lavoro. Un lavoro che non può e non deve essere ridotto a semplice produzione o profitto, ma che deve tornare ad essere luogo di umanizzazione, spazio dove la persona possa esprimere il proprio talento, contribuendo alla società e ricevendo in cambio rispetto, equità, giustizia.
Le parole pronunciate da Papa Francesco durante la sua visita in Molise sono risuonate ancora con forza: “Il problema non è solo il pane, è tornare a casa e non avere nulla da offrire. È intaccata in profondità la dignità della persona.” E proprio da questa consapevolezza si è levata una preghiera corale, accorata, per tutti coloro che vivono la fatica del lavoro o la sofferenza della sua mancanza.
Quello celebrato a Castelpetroso non è stato solo un evento liturgico, ma un segno forte di quella Chiesa in uscita tanto cara a Papa Francesco. Una Chiesa che non teme di sporcarsi le mani con le sfide del mondo, ma che sa ascoltare il grido dei lavoratori, degli imprenditori in difficoltà, dei giovani in cerca di un futuro, e che sa indicare un cammino di speranza, giustizia e responsabilità condivisa.
Ai piedi della Madonna Addolorata, patrona del Molise, sono state affidate tutte le famiglie, le imprese, i luoghi dove il lavoro si fa preghiera quotidiana, sacrificio, servizio. A Lei, guida e sostegno nei momenti di prova, è stata rivolta la supplica di benedire “l’opera delle nostre mani”, perché il lavoro torni ad essere fonte di gioia, e la società possa davvero diventare più umana.
Il Giubileo del Mondo del Lavoro ha tracciato una strada chiara: ritrovare nel Vangelo il senso profondo del nostro agire quotidiano. In ogni fabbrica, in ogni campo, in ogni ufficio, portare la luce del Risorto, rendendo visibile che il lavoro, quando è vissuto nella giustizia e nella fede, è già parte del Regno che viene.
Cristina Forte