Una giornata memorabile il 3 aprile per l’Università del Molise! Il rettore, prof Luca Brunese, ha conferito a Sergio Castellitto la laurea magistrale honoris causa in Letteratura e Storia dell’Arte. La cerimonia si è svolta nell’aula magna dell’ateneo davanti a una platea gremitissima.
Sergio Castellitto, attore, regista e sceneggiatore può certamente considerarsi un figlio del Molise. Il padre e i fratelli sono infatti nati a Campobasso. Egli, ultimo di cinque figli, è nato a Roma nel quartiere Centocelle, il 18 agosto del 1953.
Prima della cerimonia il regista ha ricevuto una delegazione di giornalisti nella sala del rettorato. Lui è rimasto sempre colpito dal territorio molisano, per la sua rudezza e per l’aspetto da far west. Ha raccontato di aver fatto fermare la troupe lungo la strada all’altezza dell’area archeologica di Altilia e ha repentinamente deciso di girare in quel luogo alcune scene del film Non ti muovere, tratto dall’omonimo romanzo di Margareth Mazzantini. Nell’opera hanno recitato anche due molisani: Flavio Brunetti e la compianta Paola Cerimele, mancata a causa di un incidente stradale nell’agosto del 2022. Castellitto ha ricordato la giovane attrice molisana, alla quale aveva pensato di assegnare il ruolo di protagonista, essendo rimasto incantato dal provino da lei sostenuto. La parte, com’è noto, è stata poi affidata a Penelope Cruz.
Castellitto pensa che, ormai, il cinema non esista più, perché è l’unica arte che subisce il progresso tecnologico, essendo quasi stato sostituito dalle serie televisive. Ma è anche una forma di spettacolo che porta alla comunicazione con gli altri, così come il teatro.
Nei centoquattro film che ha girato, ha ricoperto diversi ruoli, tra i quali quello di san Pio. Ricorda le sedici settimane di riprese, molte delle quali a San Giovanni Rotondo, come una esperienza emozionante. Una vicenda umana profondissima allorquando, nel 1997, ha interpretato don Milani, parroco che si dedica ai più umili e si impegna nell’insegnamento scolastico. Diverso il personaggio del cardinale Goffredo Tedesco, nel film Conclave del 2024. Un porporato tradizionalista, bigotto e razzista per il quale egli propone al regista Edward Berger l’idea di raccontarlo come una specie di affettuoso gangster, che fuma il sigaro.
L’attore si dice affezionato a tutti i suoi film, anche se di alcuni ricorda ancora le battute, mentre di altri ha rimosso quasi completamente la memoria. Non crede nelle carriere integerrime, ma nei film girati per arte, perché c’era interesse e passione.
Il rettore Brunese è entusiasta dell’evento perché può contribuire a dare una visione diversa del Molise, affinchè vi siano sbocchi per nuovi progetti nell’ambito del cinema e del teatro.
L’introduzione della cerimonia è stata affidata alla prof.ssa Giuliana Fiorentino, direttrice del Dipartimento di Scienze umanistiche, sociali e della formazione, che ha illustrato i percorsi personali e professionali che si possono raggiungere dopo aver conseguito una laurea umanistica. È poi seguito l’elogio del candidato, curato dal prof Lorenzo Canova, presidente del corso di laurea in Letteratura e Storia dell’Arte. Successivamente, il maestro Castellitto ha raccontato della sua vita, sia privata che professionale. La sua famiglia di origine è stata la tipica famiglia italiana, umile e piena di vita. Dopo il diploma da ragioniere, si era iscritto dapprima alla facoltà di Sociologia e poi a quella di Lettere. Mostra il libretto universitario con orgoglio, sebbene non vi siano registrati esami, in quanto mai sostenuti, ancorché preparati. Aveva trovato lavoro in un’azienda che distribuiva giornali, ma non ne era appagato. Un simpatico episodio, che racconta con un pizzico di emozione, lo convince a iscriversi all’Accademia nazionale di arte drammatica. La sua insegnante di ragioneria, la professoressa Ferraioli, lo sconsiglia vivamente di lavorare in un’azienda come amministratore, perché l’avrebbe portata alla rovina. Lo invita a seguire quel talento innato verso il cinema ed egli intraprende la strada che poi lo porta a diventare uno degli attori più apprezzati al mondo. Esorta gli studenti molisani a rimanere studenti anche dopo gli studi perché è meglio essere frangibili come il cristallo che infrangibili come la plastica.
Conclude con una frase di Antonin Artaud: l’attore è l’atleta dell’anima, a significare che ogni attore è, come dice Shakespeare, una misera marionetta di fango che riesce a saltare sui nervi che compongono la psiche di un personaggio narrato dentro una storia. L’attore dedica la laurea ai suoi famigliari e ringrazia l’università per questo conferimento che rafforza ancor di più il suo legame con il Molise.
Mariarosaria Di Renzo