Campobasso-Bojano. Mons. Bregantini: “Nutriamoci di risurrezione”

Colpisce il messaggio di speranza che trasmette la copertina di questo numero di INTRAVEDERE, per il mese di Marzo 21. Un ape succhia il nettare dal fiore del mandorlo, che nel linguaggio biblico è l’albero della speranza. Già il profeta Geremia (1.11) lo aveva intuito, perché il suo fiorire fa “intravedere” la primavera ad un popolo schiacciato dalla oppressione babilonese. Quel ramo di mandorlo è già Dio che fa da sentinella al suo popolo, perché si realizzino le sue promesse. In ebraico, infatti, i due termini, mandorlo e sentinella, hanno un suono simile. Ma lo è anche per noi, poiché in certe terre, come a Gerace, l’albero fiorisce subito dopo Natale, in pieno inverno. Non lo fermano le inevitabili gelate. Fiorisce, e basta. Sentinella vigile e fedele, per dirci che il gelido della pandemia non potrà schiacciare la nostra speranza. E che le api, cioè i nostri cuori, potranno ancora nutrirsi di risurrezione!

Questo numero di Intravedere è un inno alla speranza. A cominciare dalla riflessione sull’evento della risurrezione, che scruta dentro il sepolcro, al canto dell’Exultet, per dirci che la vita va guardata da dentro quel sepolcro, aperto però sull’eternità! E ci nutre di risurrezione il viaggio di papa Francesco, in Iraq, per i segni di coraggio e le parole di fraternità vissute insieme ad un popolo così tragicamente segnato dalla guerra e dalla paura. Le parole del papa  hanno invocato il silenzio delle armi, per far spazio alla primavera degli artigiani della pace. Ai piccoli e ai poveri, che vogliono rifiorire su tronchi antichi e consumati, facendo rivivere quella antichissima civiltà, che ha creato la scrittura cuneiforme, primo passo di cultura mondiale, nella lingua dei Sumeri e degli Accadici, sulle rive dei due grandi fiumi, il Tigri e l’Eufrate.

Ed anche noi, oggi, con il cuore di papa Francesco, alziamo gli occhi al cielo, per contemplare le stesse stelle di Abramo. Con lui camminiamo partendo da Ur dei Caldei, in obbedienza alla voce di Dio, per dire, con la voce di san Paolo: “contra spem, in spem credidit”. Cioè una speranza che va “contro ogni speranza”. Gli articoli ben documentati, che leggeremo in queste pagine, ci dicono che vale la pena lottare, che è fecondo pregare, che gli ultimi restano i privilegiati da Dio, che è sempre  possibile rilanciare sentieri di pace con il mondo degli Sciiti. Ed in questo modo si costruiscono nuove relazioni internazionali, all’inizio di questo ventunesimo secolo, per una inedita geopolitica, che qui ha le sue inattese radici, sviluppando i germogli di mandorlo, nati il 4 febbraio 2019, ad Abu Dhabi.  Veramente un viaggio di speranza! Oltre ogni nostra attesa!

E noi, dunque, guardando alla pandemia, sentiamo che sarà possibile vincerla, solo se opereremo in modo “olistico”, un termine oggi ampiamente rilanciato, che ha il sapore di un coro armonioso e squillante. Olistico, cioè corale, perché solo insieme usciremo dalla pandemia, con un rinnovamento globale del nostro modo di pensare e di agire, seguendo i sentieri tracciati dalla Laudato Si!  Anche in questo campo proprio dall’Iraq ci viene un esempio vitale. Se l’ISIS ha distrutto moschee e chiese, ora mussulmani e cristiani le ricostruiscono, insieme, compagni di banco, con gli stessi sogni che la preghiera e la poesia elevano al cielo per una fecondità inattesa sulla terra. E’ la coralità anche della nostra Chiesa locale, che nel Sinodo ha aperto strade di collaborazione feconda, capaci, nel Liber Sinodalis progressivamente consegnato, di tracciare orientamenti precisi e ben organizzati.

I testimoni di questa sinodalità non mancano anche tra di noi, a cominciare dalla silenziosa e mite figura di don Mario De Libero, prete anziano, ma sempre vivace, che porta il sorriso agli altri anziani della Casa di riposo. Poi, le memorie vivissime, come la figura di  Maddalena, “Lena” per il paese di san Paolo, che ha tracciato un profumo di esemplarità per tutti. Ci incontreremo anche con il vigore intellettuale di Leo Leone, la cui opera e pensiero sono sempre più attuali tra di noi!

Proprio perché la lotta contro il virus è corale, sono sterili le polemiche tra i vertici dell’ASREM! Occorre, invece, (come abbiamo scritto nel nostro profetico comunicato di vescovi del Molise!), evitare le continue diatribe, tra i diversi organi della Governance, che dovrebbero tener presente il bene e la salute dei cittadini molisani. Bisogna poi ripensare il modello organizzativo, ricostruendo la medicina territoriale, l’unica strada vera per non affollare gli ospedali,sentendo che il medico che già ti conosce, ti guarda negli occhi e nel cuore. E’ perciò necessario offrire una giusta e corretta informativa ai noi cittadini, per evitare cattiverie e un facile puntare il dito. Esorto  perciò i miei preti ad esprimere meno critiche ma un maggior apprezzamento per chi dona la vita nei reparti più pressati del nostro Ospedale, sapendo quanto grande sia la fatica stressante dei soli sette anestesisti, che hanno in cura un reparto di rianimazione, dove il protocollo ci dice che dovrebbero essere 20 di norma!!

Perciò, dobbiamo essere preti più profetici, più lungimiranti, più fiduciosi, che non si lasciano scoraggiare, come è stato invece evidenziato dai Vescovi della CEAM, il 17 marzo scorso, a Chieti. Preti che sappiano fare proposte sempre più alte, proprio perché le risposte del nostro popolo sono gravate dalla paura. Puntiamo, come Abramo, alle stelle del cielo. Non il fare, ma l’essere. Ed è proprio quanto è evidenziato in diversi articoli di questo nostro numero. Chiediamo al Signore di avere, come guide, la stessa voce del profeta GIONA (cap. 3), sulla piana di Ninive, per chiedere ai nostri capi di scendere dai loro troni, togliersi il manto e sedersi nella cenere, cioè insieme alla nostra gente umile, in attento ascolto.

Un ultimo gesto di risurrezione ha compiuto il papa nella comunità cristiana di Qaraqosh, un tempo florida e vivace, ora ferita dall’Isis. E fu proprio per difendersi dagli invasori che un gruppo di preti svegli ha murato “il Libro sacro Sidra”, un prezioso manuale di preghiera, in un sottoscala. Ritornati, lo hanno ritrovato con grande gioia e lo hanno consegnato ad un gruppo di Volontari internazionali. Portato in Italia e restaurato a cura del ministero dei Beni culturali, è stato affidato al papa, pochi giorni prima della sua partenza. E’ diventato come il mandato di risurrezione, per il cammino futuro, per dire anche a noi che è fondamentale, proprio in piena pandemia, ritrovare il gusto della Lectio, la passione per la lettura meditativa della Parola, il tempo per la preghiera e per la poesia, in un ascolto di consolazione e di adorazione.

E  permettete che chiuda il mio editoriale, con lo sguardo al poeta Ferlinghetti, voce della Beat Generation, morto all’età di 101 anni, lunedì 22 febbraio a san Francisco, città simbolo della controcultura. Scompare cantando questi versi, bellissimi: “Un sole che tramonta/ tiene a bada la notte/ tutto questo sospeso nel tempo/ l’universo trattiene il suo respiro/ c’è silenzio nell’aria/ la vita pulsa ovunque/ la cosa chiamata morte non esiste”.

Buona Pasqua, specie a chi fa più fatica a credere nel domani: sappia però che nel nutrici di risurrezione, “la cosa chiamata morte non esiste”!.

Campobasso, 19 marzo 2021,

                                                                                              + p. GianCarlo, Vescovo