Mons. Bregantini. Settembre: mese di stupore

 

Quel grappolo d’uva, in copertina esprime proprio tutta la bellezza del mese di settembre. Un mese che mi è sempre piaciuto, fin dalla scuola elementare. Un giorno, infatti, in quinta, il maestro ci diede come tema: “racconta il mese che più ti piace!”. Ci pensai un attimo e poi descrissi subito la bellezza di questo mese, soprattutto nella ricchezza dei frutti che maturano, l’uva in particolare, di cui sono ghiottissimo. Lessi il tema al mio compagno di banco e lui aggiunse: “Giancarlo, ma hai dimenticato che proprio in settembre compi gli anni!”. Ed è vero, perché il 28 settembre compio quest’anno ben 73 anni, un dono grande del Signore, che mi ha donato la vita.

Così in me, nel mio cuore, nel vedere quel grappolo di uva ho subito sentito lo stupore per la natura e per la vita. Per la natura, perchè ci riempie dei suoi doni. Gratuiti e belli. Sempre nuovi, ogni anno in un crescendo di benedizione. Ma c’è in me anche la gratitudine per i miei genitori, Germano e Albina, diversissimi ma uniti nell’amore alla famiglia e alla terra del Trentino. Se sono nato il 28 di settembre – mi raccontava la mamma – è perché il giorno prima lei era salita su un carro agricolo per andare a lavorare in campagna. Ma la strada era piena di pietre ed il carro dondolava. Così smossa nel grembo, il giorno dopo, in anticipo di una quindicina di giorni, la casa Bregantini si è riempita del pianto del piccolissimo GianCarlo. Anzi – aggiungeva, è stato forse l’unico momento in cui anche Giancarlo è arrivato puntuale.

Ricordi sempre belli e dolci. Soprattutto grati, perché davanti alla natura torna lo stupore per quanto il Signore ci ha regalato, gratis. Ecco perché, per l’influsso della Chiesa orientale, il mese di settembre fu scelto come il Mese del Creato. Con acutezza e grazia. Ogni anni un tema diverso, ben scelto. Quest’anno è “Una casa per tutti? La tenda di Abramo. Rinnovare l’oikos di Dio!”.

Quel punto di domanda è una santa provocazione, perché realmente ci chiediamo se la nostra casa sia come la tenda di Abramo, dove si sente ripetere più volte dalla ospitale premura del patriarca: “Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero!”(Genesi 18,3).

Sarà proprio quello che ci chiederemo nella festa diocesana del Creato, che abbiamo fissato per domenica 3 ottobre, nel pomeriggio, con una collocazione originale: il “borgo” di Macchiagodena, con il suo bel castello, imponente e fiero come i suoi abitanti, carico di storia e di eventi letterari, come il progetto di un libro da leggere. E’ il progetto “Genius Loci!”che ha  il sapore della letteratura e del cuore che si apre, come si sta aprendo nella gente per l’accoglienza di alcune famiglie afgane, con la copertura finanziaria iniziale del Comune. Un’ospitalità che ci coinvolge, in modo nuovo, quest’anno. Non un gruppo di ragazzi, da collocare negli SPRAR (luogo di cura ma anche di solitudine!), ma di famiglie, accolte da altre famiglie, sotto la stessa tenda di Abramo.

Il dramma di un CREATO che si sbriciola nei ghiacciai ci è stato ben presentato nelle foto e filmati appositi. Drammatico. Urgentissimo intervenire, subito, come ripete con voce sempre più coinvolgente, lo stesso nostro Draghi, che ha fatto di questo tema un suo anelito di giustizia, specie nelle settimane recenti all’ONU. In attesa di scelte coerenti, che richiedono una politica decisa nella difesa del creato. Proprio come richiede la enciclica Laudato Si, manifesto dell’ecologia piena, perché raccoglie il grido del Povero e il grido del Creato, intimamente connessi. Infatti, se il creato è rispettato anche il povero avrà una dignità maggiore. Ma è purtroppo vero anche il contrario.

Ecco perché facciamo nostro il grido della famiglie che ogni giorno, senza sosta purtroppo, si eleva al cielo per LA MORTE SUL LAVORO dei loro familiari. Tanti, troppi. Ben 538 morti sul lavoro nei primi sei mesi del 2021, con 266.804 denunce di infortunio sul lavoro da gennaio a giugno di quest’anno. In Molise, in tempo di arature per preparare le scivolose colline alla semina del grano, contiamo troppi morti di contadini schiacciati sotto il trattore. E queste morti le sento particolarmente vicine, nostre, perché anch’io da giovane, alla guida del trattore mentre lavoravo i campi di meli, in discesa, ho rischiato di restarne vittima. Chiediamo anche noi prevenzione, vigilanza e formazione. La cura della leggi è anch’essa giovamento all’economia, oltre che difesa della sacralità della vita!

LE SCUOLE sono iniziate. Tante trepidazioni, ma il cuore delle nostre ragazze e ragazzi è serio, attento, ben preparato, pur nella sofferenza della mascherina. E ci piace lo slogan fatto grido in Afganistan: Niente scuola senza le nostre sorelle! E’ la solidarietà espressa per la mancanza delle ragazze a scuola, escluse dai talebani. E’ ammirazione per quelle donne che hanno manifestato davanti alle ambasciate con lo scotch sulla bocca, per svergognare il governo per la decisione di autorizzare solo studenti ed insegnanti maschi!

E’ stato anche il mese che ha visto il primo raduno nazionale degli EREMITI. Lo si è fatto con gioia grande al santuario di Castelpetroso, dal 16 al 19 di settembre. Sono uscite diverse provocazioni, che sono andate ben al di là della loro ristretta esperienza di vita. In primo luogo, la stima per chi nel cammino spirituale sceglie luoghi di vita esemplari, come sono gli spazi che l’eremita abita. Infatti se è vero che l’eremita fa l’eremo è anche vero che l’eremo fa l’eremita!. Cioè una stretta connessione tra il luogo e lo stile di vita. La natura parla. La terra benedice. I poveri attorno sono edificati. Così si rende preziosa sempre più questa scelta. Perché se è vero purtroppo che a Montecassino (cioè nei grandi conventi tradizionali!) le vocazioni diminuiscono, si affollano invece le domande di religiose e religiosi che chiedono alla santa Sede di poter scegliere questa vita più eroica. Così come se diminuisce la gente nelle parrocchie, di domenica, crescono invece le folle ai santuari. Perché? Semplice, senza tante analisi spesso raffinate fatte in questo periodo su blog che impazziscono alla ricerca di vaghe soluzioni astratte. In quei luoghi la preghiera è più curata, la fede meglio espressa, l’omelia più biblicamente fondata senza facili inutili rimproveri moralistici, la testimonianza radicale condisce di bellezza la liturgia, i canti sono coinvolgenti, vero dono per gente semplice ed umile, fatti con melodie essenziali senza cori elitari dove “cantano solo loro!” .  Ne è uscito un messaggio chiaro: oggi la gente chiede una spiritualità di qualità! E vuole una preghiera seria ed umile. Ama l’autenticità, preferisce il tono di tutti. Forse dobbiamo essere uomini e donne di preghiera silenziosa più che di solenni celebrazioni.

Vorremmo anche un sindaco, a Campobasso, che  sia meglio schierato per la diffusione qualificata del VACCINO, togliendo i manifesti contrari, così da sconfiggere con più decisione, anche sul piano cultuale, la pandemia, che devasta non solo il corpo ma rovina anche il cuore, se non sappiamo unire la responsabilità sociale alla libertà personale.

Vogliamo inoltre che la Cattolica dica con maggiore chiarezza che la vendita del Gemelli Molise non è stata per nulla influenzata da mie manovre né tanto meno da miei collaboratori di fiducia. La vendita del Gemelli Molise da noi, come Chiesa, non  è stata mai condivisa. Ed è ora che si dica la verità, in merito ai criteri della scelta dell’acquirente, per zittire, al più presto, bocche inique e interessate!

                                                                                                + p. GianCarlo, Direttore responsabile