La terza età con le ombre del Covid-19 e la stella del Natale

Mistero poliedrico della vita: un virus invisibile ha scatenato un mare di visibilità. Un piccolissimo agente patogeno “coronato”, dominando il mondo intero, ha svelato le numerose contraddizioni del suo super sistema: super sviluppato, super tecnologizzato, super globalizzato.

Il meno, il più piccolo ci ha sbattuto in faccia il più grande: l’individualismo predominante dell’attuale organizzazione mondiale, fondata sull’economia del profitto. Oltre a produrre tante merci e strumenti, che indubbiamente hanno reso la vita più agevole, ha generato anche, per dirlo con Papa Francesco, parecchi “scarti umani”. Vale chi produce: chi maggiormente produce. Non certo i vecchi che spesso richiedono cura, molta cura.

Questa non è prevista nell’ambito della logica efficientistica: non è produttiva. Richiede tempo, pazienza, tenerezza, continua prossimità che non danno immediato profitto. Perciò la pandemia da Covid -19, sia nella prima acutissima fase che nella seconda che stiamo vivendo, ha fatto emergere le drammatiche conseguenze della mentalità prevalente a danno degli anziani e vecchi. Nonostante l’abnegazione, a volte anche eroica di medici ed infermieri, in rianimazione di fronte a drammatiche emergenze, la scelta preferenziale di chi intubare per la terapia estrema non è caduta o continua a cadere sulle persone della terza età.

Addirittura la Francia, storica campionessa di diritti civili, durante il periodo di maggiore contagio nelle sue linee ospedaliere, con inaccettabile sfrontatezza, ha distinto apertamente fra morti “ammissibili” e “inammissibili”. Nella prima zona rossa come sono rimaste dolorosamente scolpite nei nostri cuori di italiani quelle lunghe code di camion militari zeppi di casse funebri con ammissibili… anche se non dichiarati!

Un medico pneumologo, dall’osservatorio speciale della sua trincea ospedaliera, così ha immortalato su WhatsApp questa ecatombe da Covid: “Se ne va una generazione, quella che ha visto la guerra…. Se ne vanno mesti, silenziosi, come magari è stata umile e silenziosa la loro vita fatta di lavoro e sacrifici…. Ci lasciano avvolti in un lenzuolo come Cristo nel sudario, quelli del boom economico che con il sudore hanno ricostruito questa nostra nazione…. Se ne vanno i nonni senza una carezza senza che nessuno stringa loro le mani…. Senza un ultimo bacio…. Ci lasciano i nonni, memoria storica del nostro paese, patrimonio dell’intera umanità: l’Italia intera deve dirvi grazie!

La fede, però, ci consola perché ci assicura che sono stati accolti, …speriamo tutti, a braccia aperte da un Padre infinitamente misericordioso nella Sua Patria Celeste. E i nonni rimasti ospiti in gran numero nelle case di riposo, come sono messi?

I cosiddetti NAS, Comando Carabinieri a tutela della salute, nello scorso mese di maggio, su commissione del Ministro della Salute Speranza, hanno passato in rassegna in tutta Italia le case di ospitalità e cura delle persone anziane a rischio Covid-19. Il risultato non è stato certo rassicurante: su 232 ispezioni, 37 strutture fuori norma e 4, per criticità particolarmente gravi, sospese. Per gli stessi gravi motivi nell’hinterland bolognese, nonostante la sensibilità pastorale a favore degli anziani e vecchi bisognosi della diocesi di Bologna e del suo cardinale Zuppi, le responsabili di una struttura sono finite agli arresti domiciliari.

Nel processo “Caso Alzheimer” un neurologo e un consigliere regionale sono stati condannati al carcere.

Davvero il nostro mondo non è un mondo per anziani e vecchi!

Non bastano più anche i molti operatori ed operatrici che si prendono cura della terza età. Spesso con gratuità da volontari. Non consolano le abituali o speciali iniziative natalizie.

La Stella del Natale, oggi nella notte Covid come ieri nella notte di Betlemme, viene per squarciare interamente l’impero delle tenebre. Esige un cambio totale di prospettiva umana e cristiana. Papa Francesco in Fratelli tutti “un nuovo patto di prossimità verso quelli che non servono più come gli anziani”.

Già alla vigilia del nuovo secolo e millennio, San Giovanni Polo II nella Lettera agli anziani “una doverosa inversione di tendenza che permetta a coloro che avanzano negli anni di invecchiare con dignità conservando il gusto della vita e la pace nel pensare alla chiamata finale: di vita in vita”. Esattamente come lui che ha fatto ri-splendere la Grande Stella del Natale fino alla sua vecchiaia malata.

Rosalba Iacobucci