In questa notte di veglia, ci raccogliamo nel silenzio che ci accompagna all’ascolto. Vegliamo non solo per ricordare San Francesco, ma per lasciarci provocare dalla sua vita, dalla sua radicalità, dalla sua fede che brucia ancora oggi, come fuoco acceso nei cuori che cercano Dio.
Francesco è un giovane. Francesco non nasce santo. Ha sogni grandi, forse più grandi di lui. Sognava la gloria, la carriera, le feste, l’amore. Aveva amici, soldi, e un futuro già scritto.
Ma qualcosa in lui a un certo punto… si rompe. Oppure, finalmente diremo… si apre.
Francesco non è un uomo perfetto, ma un uomo innamorato. Incontra il dolore. La malattia. La guerra. La delusione. E poi… incontra Dio. Non un Dio lontano, ma uno che gli parla dal cuore. Non un Dio che si impone, ma che lo chiama. E lo chiama per nome: “Francesco, ricostruisci la mia casa”.
Innamorato del Vangelo, della povertà che libera, della creazione che canta, di Cristo crocifisso che parla dal legno della croce. La sua conversione non fu un evento, ma un cammino. Una rottura, sì, ma anche una ricostruzione. Da giovane ricco, sognatore e ambizioso, divenne povero per amore, libero per servire, piccolo per abbracciare l’infinito.
Allora lui si spoglia. Non solo dei vestiti, ma dell’orgoglio, delle false certezze. Diventa libero, finalmente. Ma attenzione: non scappa dal mondo. Fa nascere una fraternità. Parla con il lupo, canta al sole, si inginocchia davanti al povero.
Ama tutto perché ha imparato a vedere Dio in tutto.
Nel nostro tempo frenetico, dove tutto corre e tutto si consuma, Francesco ci insegna a rallentare. A fermarci davanti al lebbroso che il mondo scarta. A vedere Dio nei volti spezzati, nella natura ferita, nella semplicità delle cose che non brillano, ma nutrono. Lui, il “giullare di Dio”, ci ricorda che la gioia vera non nasce dal possesso, ma dal dono.
Francesco ha avuto il coraggio di scegliere. Non una vita comoda, ma una vita vera.
Non una fede per abitudine, ma un amore che cambia tutto.
E mentre vegliamo, chiediamoci: Quale sogno porto nel cuore che parla anche di Lui? Sono disposto a rischiare, come Francesco, per qualcosa di più grande di me?
Cosa posso seguire più da vicino Cristo povero e crocifisso?
Quale voce sto ascoltando nel mio cuore?
San Francesco non ci chiede di imitarlo alla lettera, ma di lasciarci trasformare come lui si è lasciato trasformare. Di non avere paura di perdere per guadagnare l’essenziale. Di non temere la povertà, la debolezza, la piccolezza, perché è proprio li che Dio si manifesta.
Forse Dio non ci chiede di diventare come Francesco. Ma ci chiede di diventare veramente noi stessi. Liberi. Veri. Semplici. Innamorati del Vangelo. E allora si, anche tu potrai diventare una rivoluzione silenziosa, come quel ragazzo di Assisi che ha cambiato il mondo… amando senza misura. Che questa notte sia tempo di luce, luce che nasce dentro, quando il cuore si apre alla grazia.
San Francesco, uomo del Vangelo, fratello universale, maestro di libertà e di pace: insegnaci a vivere con radicalità, ad amare senza misura, a credere senza paura. Amen
+ Mons. Michele Fusco
Vescovo di Sulmona-Valva e Delegato CEAM per la Pastorale Giovanile





































