ONORIAMO L’ONESTA'

Alla “criminalità organizzata” dobbiamo contrapporre la “gioventù organizzata”

Il mio maestro Antonino Caponnetto mi ha insegnato che le mafie non possono essere contrastate solo dai magistrati e dalle forze di polizia, ma c’è bisogno di altro, ovvero, della cultura e del senso civico di una comunità. È ancora attualissimo il suo pensiero: “La mafia teme la scuola più della giustizia, l’istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa”. I cittadini devono schierarsi e decidere veramente da che parte stare, ma per poterlo fare devono avere dalla loro parte uno Stato forte, autorevole e efficace nel reprimere i fenomeni mafiosi. Dico sempre ai giovani quando sono con loro nelle scuole, che alla “criminalità organizzata” dobbiamo contrapporre la “gioventù organizzata”. IL RUOLO DEI GIOVANI Se i giovani si uniranno facendo “gruppo”, le mafie non avranno futuro. Ovviamente questo non basterà. Sarà indispensabile una forte azione di contrasto nazionale unita a quella sovranazionale. Se il crimine attraversa le frontiere, lo stesso deve fare l’applicazione della legge. Se le nuove mafie cercano di usare l’apertura e le opportunità offerte dalla globalizzazione per raggiungere i loro fini criminali, noi dobbiamo usare questi stessi strumenti per difendere i diritti e sconfiggere il crimine organizzato e la corruzione che ormai camminano di pari passo. Io ho trascorso alcuni momenti della mia vita con Antonino Caponnetto parlando di legalità, di mafie e di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino che lui reputava suoi figli adottivi. Caponnetto era un vero servitore dello Stato e credeva nei giovani. Li amava e si spese fino all’ultimo per loro, per educarli alla legalità spingendo sul senso del dovere e sulla corresponsabilità. Io lo conobbi 17 febbraio 1995. Grazie all’intercessione di Maria Falcone, riuscii a contattarlo e portarlo a Termoli come relatore sul tema “La lotta alla criminalità organizzata nello Stato di diritto: problemi e prospettive”. Ricordo come fosse oggi che arrivò in una Termoli deserta per le imponenti misure di sicurezza: era ancora Consigliere Capo Istruttore a Palermo. Al suo arrivo gli si presentarono tutte le più alte cariche della Regione, ma lui del tutto inaspettatamente chiese di me. Oltre ad essere un emerito sconosciuto, ero l’ultimo di una lunga fila oscurato da persone istituzionalmente più importanti di me. Alzo la mano e lui scorre la fila e viene verso di me. Mi disse: “Caro Musacchio, Maria Falcone mi ha parlato molto bene di te… Vieni … e mi portò verso il panorama marino di Piazza Sant’Antonio, circondati da un esercito di poliziotti e carabinieri. Allora come vogliamo impostare quest’incontro?” E così incominciammo a parlare di come approfondire il tema del convegno. Il Cinema Sant’Antonio era stracolmo e tantissime persone purtroppo rimasero fuori. Ricordo fece una disamina del fenomeno mafioso, fornì l’orientamento necessario per comprendere i legami che la mafia intrattiene col mondo politico. Lo guardavo estasiato dalla sua dolcezza nell’esporre le sue tesi, poi disse: “a differenza delle organizzazioni puramente criminali, o del terrorismo, la mafia ha come sua specificità un rapporto privilegiato con le élite dominanti e le istituzioni, che le permettono una presenza stabile nella struttura stessa dello Stato”. CAMBIARE CULTURA E che “La mafia è l’estensione logica e la degenerazione ultima di un’onnicomprensiva cultura del clientelismo, del favoritismo, dell’appropriazione di risorse pubbliche per fini privati”. Terminò il suo intervento con un invito: occorre che gli onesti si riapproprino delle istituzioni e della politica! Quest’ultima frase me la ripeté ogni volta che ci incontravamo o che ci sentivamo al telefono. Spero profondamente che i giovani trovino la forza e il coraggio di dare risposte nuove a questi aberranti fenomeni criminali. Dovranno scegliere da che parte stare o qualcuno giocoforza sceglierà al posto loro. Sono, tuttavia, fiducioso poiché da parte loro c’è una presa di coscienza, il che non è poco per cominciare a costruire un futuro migliore.

Vincenzo Musacchio*

*Giurista e docente di diritto penale, è associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). E’ ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. E’ stato allievo di Giuliano Vassalli e amico e collaboratore di Antonino Caponnetto.