VANGELOSCOPIO

DI SERA…MENTRE ERANO CHIUSE LE PORTE…VENNE GESU’.

Il Vangelo di Giovanni termina il penultimo capitolo con questa fenditura, dalla quale ci raggiunge la compiutezza della Luce: “La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro”(Gv 20,19). Quel giorno ha davvero qualcosa di unico che l’evangelista Giovanni ci vuole comunicare con ogni sforzo e con tutti i dettagli possibili, perché, se ci pensiamo, quel giorno era iniziato con la corsa della Maddalena, lei, da sola al sepolcro di primo mattino, quando era ancora buio. E poi, quando giunge la sera, mentre ancora si udiva il traboccare del cuore della Maddalena nel riferire ai discepoli che aveva visto Gesù, accade altro. Gesù si fa precedere da Maria di Magdala. E’ lei che stavolta prepara la strada a Colui che viene! Maria, quando vide la pietra del sepolcro rotolata via, non se ne tornò a casa, come fecero invece Pietro e Giovanni. Lei rimase vicino al sepolcro a piangere. Il suo è il pianto di chi non ce la fa più ad aspettare, di chi invoca con tutta l’anima l’Amato. Non esiste una dichiarazione d’amore più umanamente divina, un credo più alto, come quello professato dalla Maddalena davanti al Signore che credeva fosse solo il custode del giardino: dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo!”. Come a dire: “tu che sai qualcosa, aiutami e indicami solo dove ritrovarlo e saprò come riportarlo al sicuro, a casa, nelle mie braccia, da me!”. Che coraggio provoca l’amore! Che effusione ardente è l’amare! E Gesù è lì, non semplicemente davanti a lei, ma è lì per lei! Da qui, possiamo dire, che ha inizio la vera Pentecoste. Non la si può comprendere senza questo passaggio determinante. Gesù viene quando è sera, quando cioè abbiamo bisogno di essere rassicurati, cullati, fortificati. Viene, quando finalmente possiamo chiudere le porte e lasciare il mondo là, fuori di noi, per tirare un respiro e trasformalo in intima preghiera, in abbraccio. Allora capiamo perché lo Spirito Santo è nostro Donatore, Vivificatore, Unificatore e Consolatore.

 

Nella pagina degli Atti degli apostoli si completerà questa Presenza e troverà i discepoli “tutti insieme nello stesso luogo”. Quando si è soli si ha bisogno, infatti, di prendere per mano qualcuno che ci rassicuri. E improvvisamente dal cielo, ecco arrivare lo Spirito Santo. La casa si riempie di soavità e “tutti sono pieni di Spirito Santo, il Quale rende capaci di parlare l’Amore, la sua stessa lingua” (cfr At 2. 1-4), per unire la diversità delle proprie voci in un unico grazie a Dio.

Credere in Lui è credere la Vita. Lo Spirito Santo è la vita intima di Dio, il Suo amore operante ed eterno. Viene su di noi, cioè nelle nostre desolazioni, nelle durezze interiori, nel nostro morire quotidiano, perché Dio non ci lascia soli! Lo Spirito Santo è la certa compagnia di Dio. E’ Dio che non verrà mai meno! Invocarlo è già adorare e contemplare Dio. Senza di Lui, non riusciremmo a credere senza poter vedere il volto di Dio. Senza di Lui, non avremmo la forza di testimoniare chi amiamo!

E’ lo Spirito che ci radica nel cuore di Dio e compone e ricompone, tutte le volte, la creazione intera, con i suoi doni e il suo respiro. In forza di questo divino dimorare, lo Spirito Santo è la fedeltà di Dio e Pentecoste è il compleanno della Chiesa, nata dall’abbraccio della Madre, Maria, lei che, nel cenacolo, mantiene uniti i discepoli, educandoli all’attesa feconda. Quanti s’immergono nelle sue sorgenti, diventano sorgenti per le aridità e le piaghe del mondo. Scrutarne gli abissi d’amore dello Spirito Santo è conoscere chi siamo per Dio, è vedere che Lui ci considera sempre e solo questo: figli! E’ questo il mistero che si svela a noi. Lo Spirito Santo é l’innamoramento perenne di Dio. E’ Dio innamorato di tutte le sue creature.

 

Ylenia Fiorenza