Non vi chiedo di aiutarmi, ma almeno non rubate a casa mia

Ho un cellulare vecchio, passato di moda. Volevo comprare uno smartphone di nuova generazione, ma non lo farò.

Lì dentro c’è una particella di “coltan” che, con tutta probabilità, proviene dalla Repubblica Democratica del Congo, dalla Regione del Kivu, proprio quella di cui hanno parlato i giornali e le TV in questi giorni.

Abbiamo pianto l’Ambasciatore e il Carabiniere italiani e l’autista congolese uccisi in un agguato sulla strada per Goma.

Solo così, con morti italiani, il Congo e il coltan sono comparsi su tutti i giornali. Ci hanno raccontato di un territorio martoriato e devastato da centinaia di bande armate. E’ troppo facile ricorrere ai soliti stereotipi, a descrivere quegli uomini come “guerriglieri” e “terroristi” assetati di sangue, senza scrupoli, violenti e sanguinari.

Mi chiedo: chi c’è dietro? Cerco in Internet per saperne di più.

Il termine “coltan” è usato per riferirsi ad una columbite-tantalite ad alto tenore di tantalio. La miscela estratta in diversi paesi africani ha un valore commerciale molto elevato ed è spesso scambiata con armi e altri beni, da organizzazioni paramilitari e guerrieri africani, in particolare nella regione del fiume Congo.

Con l’aumento della richiesta mondiale di tantalio, si è fatta particolarmente accesa la lotta fra gruppi para-militari e guerriglieri per il controllo dei territori congolesi di estrazione. Un’area particolarmente interessata è la regione congolese del Kivu e i due stati confinanti, Ruanda e Uganda; gli intermediari che trattano la vendita del coltan in questi due paesi si approvvigionerebbero, infatti, dai giacimenti minerari congolesi.

I proventi del commercio di coltan attuato dai movimenti di guerriglia che controllano le province orientali del Congo, alimentano la guerra civile in questi territori. Tuttavia, il fatto che gruppi armati o comunque non rappresentanti società statali e industrie, si impossessino del minerale e lo vendano con grossi introiti ad acquirenti principalmente occidentali od asiatici non costituisce di per sé un reato in nessuno dei tre stati interessati, rendendo più controversa la situazione. All’acquisto di columbo-tantalite congolese si sarebbero interessate, come intermediarie, anche organizzazioni criminali europee ed asiatiche dedite al traffico illegale di armi, che verrebbero scambiate con il minerale.

Questo minerale oggi serve per realizzare l’hardware dei più avanzati computer. Da questo la necessità di approvvigionarsi con acquisti che passano anche sopra le attività governative. La questione dello sfruttamento incontrollato delle risorse congolesi ha raggiunto un livello di gravità tale da interessare l’ONU che ha pubblicato, nell’ottobre 2002, un rapporto  che accusava le compagnie impegnate nello sfruttamento delle risorse naturali del paese africano – tra cui il coltan – di favorire indirettamente il prosieguo della guerra civile. Nell’inchiesta in merito all’acquisto di columbite-tantalite venne coinvolta anche la H.C Starck, una sussidiaria della Bayer che si occupa della raffinazione di metalli di transizione quali il molibdeno, niobio, tantalio, tungsteno e renio e della produzione per il mercato dell’elettronica, dei semiconduttori e dei superconduttori, di parti di precisione in leghe speciali e componenti ceramici.(Wikipedia)

Naturalmente, cercando, si trova molto altro. A me basta l’informazione di Wikipedia per avere un’idea di quante guerriglie covano in quel territorio, di quanto sfruttamento produce l’estrazione del coltan, di quanti morti sono stati lasciati nelle boscaglie, del tutto a noi ignoti. Ci voleva che ci lasciassero la vita due italiani perché scoprissimo il calderone di un accaparramento selvaggio di un minerale prezioso per il nostro benessere di occidentali.

E così ci viene sbattuto in faccia una realtà fin troppo nota ed evidente, ma che ci fa comodo rimuovere, scaricando le nostre responsabilità: la nostra ricchezza si fonda sul sangue e sull’ingiustizia di migliaia e migliaia di nostri fratelli.

Anch’io vorrei nascondermi dietro il luogo comune che il cellulare mi è indispensabile, che, tutto sommato, quella goccia di coltan che vi sta dentro per farlo funzionare, è solo una goccia nell’oceano del problema.

Mi si affaccia alla mente la frase di Madre Teresa: “La tua goccia non modificherà l’oceano, ma è quella che dà senso alla tua vita”.

E allora decido che mi basta il cellulare vecchio, perché la goccia di coltan dell’eventuale mio nuovo smartphone, non voglio sia macchiato di sangue e che sia quell’oscuro contributo di commozione per la morte dell’Ambasciatore, del Carabiniere e del loro autista.

Don Michele Novelli