Comunicazione CEAM: a Teramo l’incontro degli operatori della comunicazione con il direttore Rai Parlamento Antonio Preziosi

Si è tenuto ieri a Teramo, nella Sala Conferenze della Curia Vescovile, l’incontro promosso dall’Ufficio Regionale per le Comunicazioni Sociali della CEAM dedicato ai giornalisti e ai Direttori degli Uffici per le Comunicazioni Sociali delle 11 diocesi della circoscrizione ecclesiastica abruzzese-molisana.

Il tema della giornata è stato: “Rai Parlamento: un modello di pluralismo. La crisi del giornalismo e la necessità di far fronte alla “nuova povertà” dell’informazione”.

I lavori moderati da don Claudio Tracanna, incaricato per le comunicazioni sociali della CEAM sono stati aperti dal saluto del vescovo di Teramo-Atri, diocesi che ha ospitato l’evento, che ha ribadito l’attenzione del mondo ecclesiale per il mondo della comunicazione.

Al saluto di mons. Leuzzi è seguito l’intervento  del direttore di Rai Parlamento, Antonio Preziosi.

“Coltivare il dubbio come metodo per mettere a nudo la manipolazione dei fatti, guardare alla realtà con spirito di ricerca socratico, accertare le fonti di informazione con scrupolo e umiltà – ha evidenziato il direttore Antonio Preziosi – costituisce un lievito vitale per il futuro della democrazia liberale. Occorre – ha proseguito Preziosi – rendere intelligibili a tutti le attività delle istituzioni rappresentative, bersaglio frequente della propaganda populista. Con un linguaggio chiaro e immediato, capace di trasmettere il ritmo dei cambiamenti politici, occorre far comprendere il ruolo e le dinamiche del Parlamento e degli Organi di governo europei”.

Il presidente dell’OdG Abruzzo, Stefano Pallotta, commentando l’intervento del direttore Preziosi, ha ribadito la necessità, nello svolgimento della professione giornalistica, del recupero del metodo, quello cioè della critica delle fonti, che i giornalisti devono necessariamente fare. “Se noi giornalisti abdichiamo a questo metodo che è l’essenza stessa della nostra professione, non abbiamo diritto di esistere. Abbiamo bisogno anche noi giornalisti – ha continuato Pallotta – di fare una salto di qualità che passa anche attraverso il recupero di una capacità di saper aggiornarsi culturalmente ed essere pronti alle sfide del tempo che è difficile e complesso. Dovremmo essere, infatti, i semplificatori della complessità. Senza la coltivazione del dubbio metodico finiremo anche noi di incappare nelle maglie della disinformazione che non è mai fine a se stessa ma ha sempre un obiettivo: politico, economico, pubblicitario”.

Concludendo l’intervento, il presidente Pallotta ha detto che ormai è chiaro che “la formazione di coloro che vogliono svolgere la professione giornalistica non possa prescindere da un percorso accademico. Non è più possibile, a mio parere, permettere che un giornalista non sia adeguatamente preparato”.

Il vescovo di Trivento, mons. Claudio Palumbo, ha iniziato il suo intervento parlando del pluralismo religioso: “Garantire la molteplicità, la ricchezza, la circolazione, il dibattito di tesi e opinioni politiche e religiose – ha rimarcato il vescovo delegato della Conferenza episcopale abruzzese molisana per le Comunicazioni Sociali, ricordando come troppe volte i media trasmettano in forma approssimativa e superficiale tutto ciò che coinvolge il mondo ecclesiale, confermando attraverso parole gridate e allusive, stereotipi e pregiudizi. La fede – ha aggiunto l’alto prelato – dovrebbe essere raccontata nel suo rapporto con la ragione e con la giustizia, nell’incontro con le altre confessioni, nella comprensione reciproca, nel dialogo ecumenico promosso dal Concilio Vaticano II. Insomma, si dovrebbero rendere in modo più comprensibile e interessante, la fede, le religioni, il rapporto con la ragione.

Facendo riferimento ad un recente discorso di papa Francesco all’Uspi e alla Fisc, mons. Palumbo ha ribadito la necessità di un’informazione pluralista meno standardizzata, omologata garantita spesso proprio dalla media e piccola editoria che “possiede, nella propria impostazione, salutari vincoli che la aiutano a generare un’informazione meno massificata, meno soggetta alla pressione delle mode, tanto passeggere quanto invadenti”. Un’informazione che “è geneticamente più legata alla sua base territoriale di riferimento, più prossima alla vita quotidiana delle comunità, più ancorata ai fatti nella loro essenzialità e concretezza”.

Citando ancora il papa, il Vescovo delegato Ceam ha sottolineato non solo il necessario rispetto della dignità della persona umana coinvolta nel processo comunicativo ma anche “l’urgente bisogno di notizie comunicate con serenità, precisione e completezza, con un linguaggio pacato, in modo da favorire una proficua riflessione; parole ponderate e chiare, che respingano l’inflazione del discorso allusivo, gridato e ambiguo”.