Santuario di Canneto: Pellegrinaggio interregionale dei gruppi dell’Abruzzo, Campania, Lazio e Molise

Domenica 2 giugno si è tenuto presso il Santuario di Santa Maria del Canneto in Roccavivara (cb), il pellegrinaggio interregionale dei gruppi dell’Abruzzo – Campania – Lazio e Molise, in un clima di gioia e fraternità sincera, nella Solennità dell’Ascensione.
Dopo l’accoglienza dei fratelli provenienti dalle varie regioni, ci si è riuniti per la recita delle lodi a cui è seguita la meditazione di don Vittorio Stesuri su: “La preghiera Alberoniana del Segreto di riuscita”.

Partendo dalla considerazione che don Alberione fa esperienza della grazia divina e della confidenza in Dio, egli scrive il “Patto”, facendo un atto di umiltà, consapevole della propria inconsistenza, dei propri limiti umani e caratteriali, dei propri peccati che ostacolano l’abbandono totale al Padre e all’azione divina dentro di sé; decide perciò di confidare pienamente in Dio: “siamo il nulla che si butta in Dio”. Come recita il salmista: “Ai miseri del suo popolo renderà giustizia, salverà i figli dei poveri” (sal. 71).

Allora prendendo coscienza che siamo scarsi in tutto, che confidiamo solo in noi stessi, che siamo deboli, non possiamo fare altro che firmare la “cambiale”, come ricerca della volontà di Dio e, l’amore degli uomini, come unico modo per mettersi sui binari di Dio e non deragliare mai. Come ci esorta  San Giovanni Paolo II “la verità illumina l’intelligenza e informa la libertà dell’uomo, che in tal modo viene guidato a conoscere e ad amare il Signore” , per giungere cosi a confidare solo in Lui che detto: “Qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio, voi l’avrete”.

Don Vittorio ha sottolineato che alla luce di queste riflessioni, nessuno di noi può sentirsi fuori o non degno, incapace, non preparato a parlare. Siamo Paolini del Gesù Maestro, Apostoli mandati a predicare, ad evangelizzare, a testimoniare. In una sola parola, siamo chiamati, non solo, a scrivere il “Patto”, ma a vivere il “Patto”, sentendo e portando il Maestro come compimento del nostro essere famiglia, perché è Lui il nostro UNICO e SOMMO BENE. Concetto espresso molto bene dalle parole di Laura Paladino ” …ripetiamo con Paolo (2Tm 1,12), a sottolineare come la nostra fede non sia un salto nel vuoto, ma la risposta ad un amore che ci ha sedotti (cfr Ger 20,7), di cui abbiamo fatto esperienza e del quale abbiamo visto la potenza”.

In conclusione: la spiritualità che ne esce non è nient’altro che il ricercare l’azione della grazia, l’opera di Dio nel quotidiano per testimoniarlo, per evangelizzare, in piena sintonia con lo spirito alberoniano: la Famiglia Paolina è chiamata alla pastoralità.

Commovente ed intensa la proiezione,da parte dei coniugi Andrea e Giuseppina De Paolis, di stralci di video in cui don Stefano ricordava la preghiera del Canonico Chiesa sulla famiglia, con l’esortazione a non essere devoti della santa Famiglia ma essere e sentirci noi Santa Famiglia di Nazareth; l’invito alle coppie a pregare, non singolarmente, ma in coppia, insieme; l’importanza dell’amore che don Stefano coltivava per Maria, invitando a guardare Lei come il mezzo che Gesù si è scelto per arrivare a noi, altrettanto noi per giungere sino a Lui; simpatica e sempre profonda la scena di don Stefano che descrive il peso dell’intercessione di San Giuseppe, come colui al quale, né Maria, né Gesù possono dire di no!

Sono seguite risonanze sull’essere coppie consacrate e portatrici di gioia. Sono bastate poche storie di vita familiare con difficoltà, sofferenza e dolore per comunicare a tutti, che dietro ognuna di esse, Dio opera prodigi ed oggi, la gioia, quella di cui parla il Risorto, ha preso posto nei cuori di ciascuno ed é donata agli altri.

Il momento conviviale è stato segnato da uno scambio notevole di ricette, piatti, primizie e cibi di carattere regionale, di altissimo gradimento, a cui nessuno si è sottratto.

Nel pomeriggio adorazione Eucaristica guidata da don Vittorio e a seguire, l’intervento dei coniugi Claudio e Mariella Cazzato, responsabili nazionali su: ” l’ISF: dono della vita coniugale”. I coniugi Cazzato hanno posto l’accento sul prendere coscienza del sacramento del matrimonio proprio perché la società in cui viviamo è segnata da un abbandono a se stessa, da uno svuotamento dei valori umani, dalle famiglie cristiane che devono sentirsi marziani, fuori dal contesto sociale. Ogni individuo,  sottolineavano, è isolato. Non ha più relazione con Dio e non ha più relazione neppure con l’altro. A noi quindi è diretta l’esortazione di Papa Francesco: “Non fatevi rubare la speranza ….. l’affermazione della fraternità dei credenti”. Quindi perché non stupirsi ogni mattina per colui o colei che il Signore ci ha messo accanto? Perchè non vivere il nostro apostolato con la domenica della Parola, con la visita alle coppie, con la valorizzazione dei momenti delle famiglie che conosciamo, vicine o lontane dalla nostra parrocchia?

Alle ore 18,00 la conclusione della giornata con la santa messa celebrata da Sua Ecc.za Mons. Claudio Palumbo, Vescovo di Trivento e affettuosamente legato alla Santa Famiglia e al caro don Stefano, di cui ricorrevano i 22 anni dalla sua salita al cielo. Mons. Palumbo prendendo lo spunto dal passo (At. 1, 10-11) :”e poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero:
“Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”, ha affermato che l’ascensione non è per gli ascetici, sempre col naso all’insù, né tantomeno per gli apocalittici, sempre ad attendere la fine del mondo, No. L’Ascensione è armonia tra cielo e terra, è avere un occhio rivolto al cielo e l’altro rivolto alla realtà che ci circonda. Per questo la famiglia, meglio di qualunque altro soggetto o organizzazione sociale, è chiamata a vivere la propria “ascensione”, avendo un occhio e un piede nel cielo, da cui attingere fede, gioia e forza; un occhio e un piede nella società, per terra, per vivere la propria testimonianza e la sua evangelizzazione.

La benedizione e la foto di gruppo hanno concluso una bellissima, serena e intensa giornata di preghiera e di gioia con Gesù e con i fratelli dell’Istituto.